La nostra vita è un grande mistero, che un giorno ci sarà rivelato
Questo sembra dirci Dante Alighieri, con la forza immutata delle sue parole, ancora oggi a distanza di settecento anni.
In questo mistero mi sono calato, cercando di raccontare – tra monolghi e canzoni – l’inconsueto e rendere testimonianza di ciò che di “misterioso” è accaduto nella mia vita.
La parola – nella sua nudità e potenza – è al centro dell’intero spettacolo, e affronta tutte le declinazioni possibili: parola recitata, parola narrata, parola cantata.
Con il coautore Manfredi Rutelli, ho cercato di sviscerare il concetto di ‘paradiso’ in tutte sue sfaccettature: dalla ricerca millenaria dell’Eden perduto – il mito universale più diffuso in tutte le culture del mondo – fino all’insuperato capolavoro dell’intera Commedia: il trentatreesimo canto, dal quale ho musicato i primi versi – l’Inno alla Vergine Madre.
L’ epicità dell’orchestra Oida – le cui partiture e la direzione è del collaboratore storico Valter Sivilotti – diventa la calda placenta dove nuota la voce.
Due colonne doriche incorniciano le suggestive e mai didascaliche proiezioni di Andrea Cocchi.
Il disegno luci è affidato alla visionarietà delicata di Rossano Siragusano.
La situazione che stiamo vivendo, ha mandato in frantumi tutte le certezze che avevamo, e ci troviamo in una dimensione paragonabile all’attraversata del deserto.
Perché sappiamo che tutto ciò che è rimasto dietro non ha più validità, e quindi ci muoviamo in una dimensione sconosciuta.
In questa selva oscura io credo che alla fine riprenderà il sopravvento
quello che è già codificato in noi, quella unione fra noi e il Tutto.
Perché è proprio quando tutto sembra perduto, quando le certezze crollano, che è possibile ritrovare la coordinata di origine. E comprendere che il vero “peccato mortale” è l’ incapacità di vivere in sintonia con l’universo.
“Paradiso. Dalle tenebre alla luce” non è uno spettacolo su Dante e il suo affascinante iter nel terzo regno ultraterreno della sua Commedia.
Non c’è l’imponente architettura, né gli incontri con i suoi personaggi.
Eppure, proprio grazie ai versi memorabili e alle universali intuizioni del sommo poeta, il mio ‘Paradiso’ diventa un viaggio iniziatico nella parte più sottile e profonda dell’essere, un tentativo di riconnessione con la parte più autentica che ci abita, quella scintilla divina che ci permetta di trasumar.
Unico un poeta
Ho appena visto il tuo spettacolo a Vicenza Mi ci sono ritrovata sia nei discorsi sia nelle ESPERIENZE , sai come si traduce Sciamano nella cultura tolteca ? ARTISTA. Se non hai ancora letto ‘ I 4 Accordi ‘ è il ‘5 Accordo ‘ di Jose Ruiz e di suo Padre , ti consiglio di leggerli , troverai risposte , grazie ancora x lo Spettacolo Bellissimo